Opinione
In questi giorni molte persone stanno vendendo l’Illuminismo. Dopo il voto della Brexit e l’elezione del presidente Trump, David Brooks ha pubblicato un inno al “progetto illuminista”, dichiarandolo sotto attacco e invitando i lettori a “insorgere” e salvarlo. La rivista Commentary mi ha inviato una lettera chiedendo una donazione per fornire ai lettori “l’illuminazione che tutti noi desideriamo così disperatamente”. E ora c’è il nuovo impressionante libro di Steven Pinker, “Enlightenment Now”, che può essere la dichiarazione definitiva del movimento neo-illuminista che sta combattendo la marea del pensiero nazionalista in America, Gran Bretagna e oltre.
Abbiamo tutti bisogno di illuminazione? Io no. Mi piace e rispetto il signor Pinker, il signor Brooks e altri nel loro campo. Ma la filosofia dell’Illuminismo non ha raggiunto una frazione del bene che loro sostengono, e ha fatto molto male.
I sostenitori dell’Illuminismo fanno un caso attraente. La scienza, la medicina, le istituzioni politiche libere, l’economia di mercato – queste cose hanno drammaticamente migliorato le nostre vite. Sono tutte, scrive Pinker, il risultato di “un processo messo in moto dall’Illuminismo alla fine del XVIII secolo”, quando i filosofi “hanno sostituito il dogma, la tradizione e l’autorità con la ragione, il dibattito e le istituzioni di ricerca della verità”. Il signor Brooks è d’accordo, assicurando ai suoi lettori che “il progetto illuminista ci ha dato il mondo moderno”. Quindi ringrazia per “pensatori come John Locke e Immanuel Kant che hanno sostenuto che la gente dovrebbe smettere di rimandare ciecamente all’autorità” e invece “pensare le cose da cima a fondo”
Come riassume il signor Pinker: “Il progresso è un dono degli ideali dell’Illuminismo, e continuerà nella misura in cui ci ridedicheremo a quegli ideali.”
Molto poco di questo è vero. Si consideri l’affermazione che la Costituzione degli Stati Uniti era un prodotto del pensiero illuminista, derivato dall’eliminazione delle tradizioni politiche del passato e dall’applicazione della ragione umana senza limiti. Smentire questa idea richiede solo la lettura dei precedenti scrittori sulla costituzione inglese. Il trattato del XV secolo, ampiamente diffuso, “In Praise of the Laws of England”, scritto dal giurista John Fortescue, spiega chiaramente il giusto processo e la teoria oggi chiamata “checks and balances”. La costituzione inglese, scrisse Fortescue, stabilisce la libertà personale e la prosperità economica proteggendo l’individuo e la sua proprietà dal governo. Le protezioni che appaiono nella Bill of Rights degli Stati Uniti furono per lo più stabilite nel 1600 da coloro che redassero i documenti costituzionali inglesi, uomini come John Selden, Edward Hyde e Matthew Hale.