Volevo essere mamma. Non volevo essere incinta.
Mia madre mi ha avuto a 22 anni, l’età media in cui le giovani donne in Giamaica hanno il loro primo figlio. Quando avevo 22 anni, facevo domanda per la scuola di specializzazione; uscivo con le donne e andavo alle feste e ai caffè di poesia; senza lavoro, portando in giro una laurea nella mia scatola delle cose. Non potevo immaginare di essere responsabile di un altro essere umano allora.
Mia sorella, come mia madre, ha avuto il suo primo figlio a 20 anni e il suo secondo figlio sei anni dopo. Avevamo ancora lo stesso aspetto e la stessa voce, ma ero acutamente consapevole della differenza – la mia sorellina che diventava una donna davanti ai miei occhi. Mia madre assunse con orgoglio il ruolo di nonna. Ben presto, le mie lauree e le mie conquiste della Ivy League impallidirono in confronto al miracolo di mia sorella.
Dopo aver avuto il suo primo figlio, mia sorella lasciò l’università, e ci trovammo a litigare sull’ambizione. Probabilmente non avrei dovuto dire le cose che ho detto a lei, l’unica persona che mi ha sostenuto quando ho fatto coming out come lesbica in famiglia, ma sono rimasta scioccata dal fatto che avrebbe messo in pausa la sua laurea per avere un bambino. Siamo venuti in America come immigrati con la consapevolezza che non c’era spazio per errori che ci avrebbero impedito di realizzare il sogno americano. Ma chi ero io, uno studente laureato al verde che aveva appena cambiato carriera per inseguire il mio sogno di scrittore, per fare una tale affermazione?
Mia sorella ha finito per sposare il suo amore del liceo, il padre di suo figlio, che ora è un contabile. Vivono a Long Island con i loro due bellissimi bambini. Culturalmente parlando, ce l’ha fatta. A differenza di me, lei non ha prestiti studenteschi a sei cifre e la battaglia tra il tempo e le sue ovaie che invecchiano a cui pensare.
Non sono mai stata convinta della maternità finché non ho iniziato a fare la babysitter ai miei nipoti. Prima di allora, mi ero profondamente risentita di come il mondo percepisce le donne nere come figure materne, i media ci ritraggono spesso come mamme, in completo disprezzo di coloro che potrebbero non avere un osso materno nei loro corpi – corpi che abbiamo lottato e combattuto per possedere fin dalla storia oscura della schiavitù. Per protesta, mi sono rifiutata di guardare veramente i bambini. Ma i miei nipoti hanno trasformato il mio risentimento verso la maternità in speranza, e mi sono innamorato.
Mia moglie e io ci siamo incontrati 11 anni fa, quando eravamo sui 20 anni. Sono passati sette anni da quando ci siamo sposati. Sapevo fin dall’inizio della nostra relazione che lei voleva avere figli. Fin da quando era una ragazzina, sapeva di voler avere un bambino tutto suo.
“Cosa si prova? Ad essere sicura di volerlo?”. Le chiesi una volta, sdraiata nel letto, ascoltando il battito del suo cuore, desiderando disperatamente di poter sentire anch’io quel desiderio.
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