La filosofia dell’amicizia

Dic 25, 2021
admin

Un uomo è felice se ha incontrato solo l’ombra di un amico. -Menandro

Platone e Aristotele danno entrambi un posto importante all’amicizia nella buona vita: Platone dedica la maggior parte di tre libri (Lysis, Fedro e Simposio) all’amicizia e all’amore, e nel libro VIII dell’Etica Nicomachea, Aristotele elogia in modo stravagante il concetto greco di amicizia o philia, che include non solo le relazioni volontarie ma anche quelle tra i membri di una famiglia. L’amicizia, dice Aristotele, è una virtù che è “la più necessaria per vivere… perché senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se avesse tutti gli altri beni.”

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Se l’amicizia è così importante per la buona vita, allora è importante porre la domanda: che cos’è l’amicizia? Secondo Aristotele, perché una persona sia amica di un’altra “è necessario che porti benevolenza all’altra e che desideri cose buone per l’altra, senza che questo sfugga loro”. Una persona può portare benevolenza ad un altro per una delle tre ragioni, che è buono (cioè, razionale e virtuoso), che è piacevole, o che è utile. Mentre Aristotele lascia spazio all’idea che le relazioni basate solo sul vantaggio o solo sul piacere possano dar luogo ad amicizie, egli ritiene che tali relazioni abbiano una minore pretesa di essere chiamate amicizie rispetto a quelle che sono basate parzialmente o interamente sulla virtù. “Quelli che augurano cose buone ai loro amici per il bene di questi ultimi sono amici più di tutti, perché lo fanno per gli amici stessi, non per coincidenza”. Le amicizie che si basano in parte o del tutto sulla virtù sono desiderabili non solo perché sono associate a un alto grado di beneficio reciproco, ma anche perché sono associate alla compagnia, all’affidabilità e alla fiducia. Ancora più importante, essere in una tale amicizia e cercare il bene del proprio amico è esercitare la ragione e la virtù, che è la funzione distintiva degli esseri umani, e che equivale alla felicità.

Per Aristotele, un atto di amicizia è intrapreso sia per il bene del proprio amico che per il bene di se stessi, e non c’è motivo di pensare che l’uno precluda l’altro. In ogni caso, avere un amico perfetto è come avere “un altro sé”, poiché gli amici perfetti fanno le stesse scelte l’uno dell’altro e la felicità di ciascuno si aggiunge a quella dell’altro. Sfortunatamente, il numero di persone con cui si può sostenere un’amicizia perfetta è molto piccolo, in primo luogo perché la ragione e la virtù non si trovano in tutti (mai, per esempio, nei giovani, che non sono ancora abbastanza saggi per essere virtuosi), e, in secondo luogo, perché un’amicizia perfetta può essere creata e sostenuta solo se una coppia di amici passa molto tempo esclusivo di qualità insieme. Così, anche se si vivesse interamente circondati da persone virtuose, si avrebbe il tempo per al massimo una piccola manciata di amici perfetti.

L’ideale dell’amicizia perfetta può colpire il lettore moderno come un po’ elitario, ma Aristotele ha sicuramente ragione nel sostenere che i migliori tipi di amicizia sono sia rari che esigenti. Se i migliori tipi di amicizia sono quelli che si basano sulla virtù, allora questo è soprattutto perché tali amicizie richiedono l’esercizio della ragione e della virtù, che è la funzione distintiva degli esseri umani, e che equivale alla felicità. Tuttavia, potrebbe essere che la funzione distintiva degli esseri umani non sia l’esercizio della ragione e della virtù, ma la capacità di formare relazioni amorevoli e significative. Se questo è il caso, allora le amicizie basate sulla virtù sono ancora più importanti per la vita buona di quanto Aristotele pensi.

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Nonostante le lodi stravaganti che egli prodiga all’amicizia, Aristotele è abbastanza chiaro che la vita migliore e più felice non è quella trascorsa in amicizia, ma quella trascorsa nella contemplazione di quelle cose che sono più vere e quindi più belle e più affidabili. Qui c’è una contraddizione: Se la vita migliore è una vita di contemplazione, allora l’amicizia è superflua o inimica alla vita migliore, e quindi non merita le alte lodi che Aristotele le riserva. Può darsi, come Aristotele suggerisce provvisoriamente, che l’amicizia sia necessaria perché porta alla contemplazione, o che la contemplazione sia possibile solo per una parte del tempo e l’amicizia sia necessaria per il resto del tempo, o anche che una vita di amicizia sia altrettanto buona quanto una vita di contemplazione. Così tanto per Aristotele, si potrebbe dire. Anche Platone dà un posto importante all’amicizia nella vita buona.

Vedi anche “La filosofia dell’amicizia, parte 2 di 3.”

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