Early life exposure to per- and polyfluoroalkyl substances (PFASs): Una revisione critica

Mag 8, 2021
admin

A causa dei processi di sviluppo dinamico durante la gravidanza, l’infanzia, la fanciullezza e l’adolescenza, si ipotizza che l’esposizione ai PFAS abbia gli effetti negativi più pronunciati durante questo periodo. In questa recensione valutiamo criticamente lo stato attuale della scienza per quanto riguarda i processi di esposizione umana nella prima vita (fino a 18 anni di età) alle sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFASs). L’efficiente trasferimento placentare degli acidi perfluoroalchilici (PFAAs) comporta un’esposizione prenatale relativamente alta rispetto a molti contaminanti organici neutri. I pochi studi di biomonitoraggio che riguardano specificamente i neonati, i bambini piccoli e altri bambini suggeriscono concentrazioni sieriche relativamente alte di acido perfluoroottano sulfonato (PFOS) e acido perfluoroottanoico (PFOA) nei primi anni di vita con concentrazioni di picco che si verificano in qualche momento prima che il bambino raggiunga i 20 mesi. Questo picco nelle concentrazioni sieriche è molto probabilmente spiegato dall’esposizione attraverso l’allattamento al seno, l’ingestione di polvere domestica e/o eventi di contatto specifici con prodotti di consumo che portano ad un’elevata assunzione giornaliera stimata normalizzata del peso corporeo (EDI). Anche se i bambini hanno più alti EDI di PFAS rispetto agli adulti, questi non sono sempre riflessi da più alti livelli sierici di PFAS nei bambini in studi di biomonitoraggio trasversali a causa dell’effetto confondente dell’età e della coorte di nascita, e delle diverse storie di esposizione dovute ai cambiamenti di produzione. Gli studi di esposizione longitudinale che misurano l’esposizione interna ed esterna (per percorsi multipli e PFASs) in diversi punti temporali durante la prima vita sono fortemente incoraggiati a comprendere i cambiamenti temporali nell’esposizione dei singoli bambini. Una migliore comprensione quantitativa dei processi di esposizione nei primi anni di vita aiuterebbe a migliorare la validità degli studi epidemiologici e permetterebbe di prendere decisioni informate sulla definizione di soglie di regolamentazione e di azioni di mitigazione appropriate.

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