Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio

Lug 7, 2021
admin

1 Corinzi 1,18-2,5
Carico del vescovo ai candidati all’ordinazione, 2 luglio 2005

Il vescovo di Durham, Dr N. T. Wright

“I Giudei chiedono segni e i Greci cercano la sapienza; ma noi proclamiamo Cristo crocifisso, pietra d’inciampo per i Giudei e stoltezza per i Gentili, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio”. Come il decano ha indicato in modo così commovente nei suoi discorsi, tutte le linee di saggezza del ricco tesoro dell’Antico Testamento vengono avanti e si incontrano in colui di cui parlano tutte le scritture. Mentre tiriamo insieme i fili di questo ritiro, troviamo che il ricco arazzo che essi formano prende la forma, ben nota ma ancora scioccante e stimolante, del crocifisso. Tutto il ministero cristiano di qualsiasi tipo è un vivere in Cristo e un vivere la vita di Cristo davanti al mondo, ed è giusto che ci fermiamo a questo punto e portiamo a dichiarazione esplicita e focale ciò che è stato implicito per tutto il tempo.

Guarda come i temi della saggezza si uniscono, ricordando naturalmente che la parola ‘Cristo’ non è mai stata semplicemente un nome proprio per Paolo, ma semplicemente la parola greca per ‘Messia’. È quando guardiamo a lungo a Gesù Cristo e a lui crocifisso che capiamo cosa significa chiamarlo Messia, il vero Re d’Israele, il figlio maggiore del grande Davide, colui che si è descritto come ‘un più grande di Salomone’. È in lui, come il vero Salomone se volete, che scopriamo, come dice Paolo altrove, che sono nascosti tutti i tesori della saggezza e della conoscenza. È quando stiamo ai piedi della croce che scopriamo la vera identità della Signora Sapienza, che chiama i semplici a voltarsi ed entrare, a mangiare il suo pane e bere il suo vino. Il Messia è l’interprete per eccellenza, di Dio al mondo e del mondo a Dio, di Dio a noi stessi e di noi stessi a Dio, anzi di noi stessi a noi stessi, assicurandoci che mentre noi possiamo aver voluto il male, Dio l’ha voluto il bene. È in lui che siamo radicati e fondati, che troviamo il nostro ultimo terroir, il terreno che ci nutre e ci rende ciò che siamo. E, in particolare, è in lui che il tema oscuro della sofferenza trova piena espressione. Parte del punto del libro di Giobbe è che non capiamo, e non capiremo mai in questa vita, come tutto ciò abbia senso. Ma parte del punto del vangelo di Paolo del Messia crocifisso è che questo insondabile atto d’amore è dove si trova quel senso. E anche la follia di Salomone viene messa a fuoco a questo punto; perché parte della scommessa di Dio nell’Antico Testamento è che egli sceglie di agire in e attraverso il popolo d’Israele, sapendo che, essendo anch’esso composto da esseri umani peccatori, sbaglierà, e che verrà lui stesso, nella persona di suo Figlio, il vero re, l’uomo secondo il suo cuore, a prendere su di sé i risultati a lungo termine della follia reale d’Israele così come il risultato a lungo termine della saggezza reale d’Israele. Troviamo nell’antico documento biblico lo stesso “problema del male” che osserviamo nell’ordine creato; ma mentre lo facciamo scopriamo che anch’esso è tenuto saldamente dentro il mistero di Cristo e di lui crocifisso. O amorevole saggezza del nostro Dio, quando tutto era peccato e vergogna, venne un secondo Adamo alla lotta e al soccorso”. Saggezza amorosa; un altro nome per il nostro amato Gesù.

Così, mentre Paolo insegna ai confusi Corinzi, divisi e confusi come erano su molte cose, dove possono trovare la saggezza che supera la saggezza del mondo, li riporta al cuore di tutto, il centro di tutta la vita cristiana e quindi il centro di tutto il ministero cristiano. Essere ordinati significa in parte stare in piedi in pubblico come segno – Dio ci aiuti! – che esiste una cosa come il credere e il vivere cristiano e che ha un senso; e noi che siamo “professionisti” non osiamo per un secondo dimenticare che l’unico modo per dare un senso all’ordinazione è essere sempre più profondamente radicati e fondati in Gesù il Messia e lui crocifisso. Ascoltate ancora quello che dice Paolo: Egli (cioè Dio) è la fonte della vostra vita nel Messia, Gesù, che è diventato per noi sapienza di Dio, sì, giustizia, santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto, chi si vanta si vanti del Signore. In realtà, quella prima riga è ancora più stretta nel greco: si legge, letteralmente, ‘da lui siete in Cristo Gesù’. Da Dio in Cristo; questo è chi siamo, cosa siamo, dove siamo e perché siamo. Tutto ciò che faremo oggi e domani (non ultima la prima eucaristia che i nuovi sacerdoti celebreranno), e tutto ciò che faremo da lunedì mattina in poi, che si tratti di camminare per High Street con un nuovo collare per cani, di fare una visita funebre, o anche di fare una breve pausa con la famiglia – tutto va visto in questi termini, Da Dio in Cristo. Una persona ordinata è, per eccellenza, ciò che ogni cristiano è: un dono di Dio, avvolto in Cristo – un dono non solo alla chiesa, ma al mondo. Come dice Paolo più avanti nella lettera, tu non sei tuo, sei stato comprato a caro prezzo. Dio è andato a comprare un regalo per il mondo che ama così tanto; ti ha scelto, ti ha avvolto nella vita e nella morte guaritrice e purificatrice del suo stesso Figlio, e ora ti presenta al mondo come un dono del suo amore, della sua saggezza.

Ovviamente, questa immagine si rompe, perché con un regalo ordinario si butta via l’involucro e si tiene quello che c’è dentro. Ma quando Dio ti riveste di Cristo diventi una persona diversa, una persona nuova, in lui, e tutti i fallimenti e le inadeguatezze di cui siamo tutti fin troppo consapevoli vengono assunti nella sua vita. Non molti di voi, dice Paolo, erano saggi o potenti o nobili secondo gli standard umani; ma Dio ha scelto gli stolti per svergognare i saggi, i deboli per svergognare i forti, gli umili per abbattere i potenti. Si potrebbe pensare che Paolo abbia letto il Magnificat, e forse è così. Questo è il meraviglioso paradosso al cuore di tutto il vostro addestramento e qualificazione, tutta la preparazione che avete giustamente subito; che alla fine, quando state in piedi davanti alla congregazione e dichiariamo che coloro il cui lavoro è vi hanno esaminato e vi hanno scoperto come persone pronte a intraprendere questo ministero, stiamo anche dicendo che se il Signore non costruisce la casa, i costruttori lavorano invano, che siamo servi inutili intenti solo a fare il nostro dovere, che nessuno può vantarsi in sua presenza perché la nostra unica sufficienza viene da lui e da lui solo. Da Dio in Cristo; quando sei lì, stasera o domani, quando sei davanti alla tua congregazione come diacono o sacerdote appena ordinato, quando vai al lavoro il lunedì mattina, naturalmente importa che tu abbia fatto i tuoi compiti, letto i libri, passato gli esami, imparato come essere un pastore – ma importa molto, molto di più che tu sia in Cristo, che parlerai di Cristo, che vivrai Cristo davanti al mondo, Cristo che è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione. Se questo non fosse vero, dovremmo tutti scappare e nascondere la testa in un buco per la vergogna al pensiero di poter osare di parlare veramente del Dio vivente, del Cristo amoroso, o di vivere la sua vita davanti al mondo che guarda.

Ci sono quindi tre cose che nascono da questo passaggio e da questo tema alle quali voglio esortarvi a prestare particolare attenzione mentre venite all’ordinazione e mentre crescete nella vostra nuova posizione nei giorni a venire. Sono molto ovvie, ma in momenti come questo abbiamo bisogno di dire le cose ovvie in modo da poterci poi guardare l’un l’altro negli occhi nell’aldilà e ritenerci reciprocamente responsabili di esse.

La prima è la vita di preghiera, la preghiera delle persone che sono da Dio in Cristo. Ci sono più aiuti alla preghiera disponibili ora che mai – alcuni di essi, infatti, scritti dal vescovo John! – e voi ne avete già letti alcuni. Diversi modelli e stili di preghiera sono appropriati per persone diverse in momenti diversi della loro vita, e voi dovete costantemente lavorare per trovare il giusto modello per voi stessi. Alcuni di voi mi hanno parlato della difficoltà, che conosco fin troppo bene, di trovare un modello appropriato quando ci si destreggia tra lavoro, chiesa e famiglia. Pregare da soli, pregare con il vostro coniuge, pregare con i vostri colleghi in chiesa, tutte queste cose sono importanti e ritagliarsi del tempo regolare per loro è il compito vitale che, se non lo fate, vi lascerà deboli e mal equipaggiati per il lavoro che dovete fare. Più volte nel mio ministero mi ritrovo, nel cuore della giornata impegnativa con tutte le sue esigenze, a tornare nel mio cuore e nella mia mente alla preghiera del primo mattino e a trarne forza. Ma in mezzo a tutta l’organizzazione e le tecniche, l’unica cosa necessaria, come disse Gesù a Marta, è essere radicati e fondati in Gesù stesso: da Dio, in Cristo. Questo richiede tempo; tempo per meditare un passaggio dei vangeli fino a diventare un personaggio della storia, seguendo Gesù e ascoltando le sue parole; tempo per stare di nuovo ai piedi della croce, o per camminare di nuovo lungo la strada di Emmaus, per ascoltare le parole che dicono: “Stolti, lenti di cuore a credere – non era necessario che il Messia soffrisse ed entrasse nella sua gloria? Potrebbe anche condurti in uno di quei modelli di preghiera che i nostri cugini orientali conoscono così bene, sia la preghiera di Gesù, ripetuta più e più volte fino a diventare un pozzo ribollente della vita e dell’amore di Gesù nel profondo di te, o qualche altro. Infatti Paolo, in questa stessa lettera, ci dà quella che io considero la sua versione cristiana dell’antica preghiera ebraica, lo Shema (‘Ascolta, o Israele, YHWH nostro Dio, YHWH è uno’, che il pio ebreo poteva ripetere non solo tre volte al giorno ma più e più volte); la versione di Paolo, attingendo strettamente al tema di da Dio, in Cristo, fa così: un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose e noi a lui; e un solo Signore Gesù Cristo, attraverso il quale sono tutte le cose e noi attraverso lui. Questa è una preghiera (la trovi in 1 Corinzi 8.6) che potresti fare peggio che pregare, lentamente e meditativamente, mentre tieni davanti a Dio il giorno che viene o quello che è appena passato, mentre cerchi di conoscerti ancora una volta come da Dio in Cristo, mentre stai in Cristo davanti al trono della grazia con il tuo popolo sul cuore.

Ovviamente la preghiera è spesso difficile. Non varrebbe molto se non lo fosse. Dio a volte si ritira da noi in modo che possiamo andare a cercarlo più avidamente. Ancora e ancora altre preoccupazioni si affollano e minacciano di interrompere la nostra preghiera. C’è da aspettarselo. Devi essere all’altezza della sfida quotidiana di vedere queste distrazioni che arrivano e di evitarle, quasi come uno di quei giochi per computer dove sei in viaggio e gli ostacoli vengono messi sulla strada e gli omini verdi vengono ad attaccarti. Diventa più difficile, non più facile, ma parte del trucco è riconoscere che le difficoltà sono esse stesse un segno che la preghiera conta, che il nemico sa che se può impedirti di essere radicato e radicato in Cristo e di scoprire la vera saggezza in lui avrà neutralizzato la tua efficacia. Un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose e noi a lui; un solo Signore, Gesù Cristo, attraverso il quale sono tutte le cose e noi attraverso lui. Da Dio in Cristo: fatene una realtà quotidiana attraverso la preghiera.

Insieme alla preghiera va la vita di santità. Di nuovo, è ovvio, ma le cose ovvie hanno bisogno di essere dette di tanto in tanto. Paolo scrive che Gesù il Messia è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione. Parole grosse e goffe come tre enormi elefanti verbali che custodiscono una verità centrale. L’ordine è interessante; si potrebbe pensare che avrebbe messo prima la redenzione; ma lo lasceremo per un’altra volta. Il punto è che non possiamo pretendere di essere ‘da Dio in Cristo’, non possiamo cercare di abitare la saggezza divina che vince il mondo, se non stiamo anche abitando la giustizia che è lo status di alleanza che abbiamo in lui, la santificazione che è la trasformazione di tutta la nostra personalità in modo che rifletta genuinamente la sua immagine, e la redenzione che celebra la liberazione dalla schiavitù del peccato e il suo destino nella terra promessa della nuova creazione di Dio. Vivere ed essere “da Dio in Cristo” significa l’impegno quotidiano e orario di stare saldi nella sua giustizia, di lottare per abitare la sua santificazione, e di rifiutare, come gli israeliti nel deserto, di tornare alla schiavitù in Egitto.

Non posso sottolineare quanto questo sia importante. La pressione sarà costantemente su di voi, proprio perché giustamente volete stare accanto alla vostra gente, essere incarnativi nel vostro ministero, essere a quattro zampe con la gente – la pressione sarà costantemente su di voi per compromettere le norme che riflettono e incarnano genuinamente la vita di Cristo. Succede nelle piccole cose, questioni di ciò che diciamo e come lo diciamo, il nostro linguaggio del corpo e del viso, le nostre piccole scelte su come spendiamo il nostro tempo, ciò che rendiamo prioritario nelle piccole cose come nelle grandi. Lungi da me incoraggiare la paranoia; ciò che sto incoraggiando, in me come in voi, è una sempre più profonda autoconsapevolezza, e il portare questa autoconsapevolezza alla luce della rubrica “da Dio in Cristo”, non perché possiate pensare a voi stessi tutto il tempo ma proprio perché non ne abbiate bisogno. È qui che un buon direttore spirituale può davvero aiutare enormemente. Ma conta anche, naturalmente (ma ancora una volta c’è bisogno di dirlo) nelle questioni più grandi, anche. Le tre grandi questioni che affrontiamo tutti – soldi, sesso e potere – pongono grandi problemi e sollevano grandi domande. Ho visto il clero fare grandi naufragi in queste aree, e la cosa veramente preoccupante è che erano chiaramente riusciti a ingannare se stessi molto profondamente nel pensare che Dio in Cristo non solo condonava ma addirittura incoraggiava il loro comportamento scorretto. Per favore, per favore, tenete brevi conti con Dio, con o senza l’aiuto di un confessore, in tutte queste aree, e quando siete sotto pressione in una di esse, come alcuni di voi saranno di tanto in tanto, non siate troppo orgogliosi per chiedere aiuto. Lo dovete a voi stessi; lo dovete alla chiesa; lo dovete a Dio. Voi siete ‘da Dio, in Cristo’, ed egli è diventato la nostra giustizia, la nostra santificazione, la nostra redenzione. Vivi di questa verità; vivi in questa verità; ricorda ancora una volta che sei stato comprato a caro prezzo.

In terzo e ultimo luogo, ricorda a cosa serve tutto questo. Dio ha scelto ciò che è stolto nel mondo per svergognare i saggi. Dio ha scelto ciò che è debole nel mondo per far vergognare i forti. Dio ha scelto ciò che è umile nel mondo, compresi voi e me, per far vergognare gli alti e i potenti. Se un cristiano è colui che è da Dio in Cristo, e se un cristiano ordinato è colui che porta ciò ad un’espressione chiara e focalizzata per permettere al resto della chiesa di essere la chiesa, la nostra chiamata è sempre per il bene della missione, la missione della chiesa di parlare la saggia follia di Dio, di agire nella debole forza di Dio, di vivere la nobile umiltà di Dio. Dobbiamo essere il popolo a testa in giù, o piuttosto il popolo a testa in su, le cui vite da Dio in Cristo sono un allegro punto interrogativo in piedi, una sfida, un rimprovero, un avvertimento e un invito al resto del mondo. La preghiera e la santità ci radicano in Cristo affinché possiamo essere in prima linea nella missione di Dio nel mondo e possiamo guidare il nostro popolo in questa missione che è la loro e la nostra. Grazie a Dio abbiamo imparato ai nostri giorni, o almeno stiamo imparando, che la missione della chiesa non è quella di salvare le anime per un cielo disincarnato, né semplicemente di migliorare la sorte delle persone sulla terra presente, ma di mirare a qualcosa di più grande che trascende entrambi. Paolo parla più tardi in 1 Corinzi, come culmine della lettera, della speranza della resurrezione nella nuova creazione di Dio; e notate cosa succede se abbiamo questa prospettiva giusta. Se si pensa semplicemente alle anime che finiscono in un paradiso disincarnato, lo si anticipa nel presente con una vita di spiritualità quietista e distaccata, negando tutte quelle cose che parlano dell’universo di spazio, tempo e materia. Questo è platonismo, non cristianesimo. Se si pensa semplicemente ad aiutare le persone a migliorare la loro sorte sociale, culturale e societaria nel mondo attuale, non si ha nulla da dire, come ha sottolineato recentemente John Sentamu, quando le persone hanno tutto materialmente e tuttavia non hanno idea del significato di tutto questo. Se solo per questa vita abbiamo sperato in Cristo, siamo da compatire più di tutti. Ma se, invece, poniamo il nostro sguardo fermamente sulla promessa di Dio di nuovi cieli e nuova terra, dell’intera creazione rinnovata da Dio in Cristo, vediamo che la nostra anticipazione di quel futuro nel presente deve essere una ricca miscela di ciò che abbiamo chiamato ‘spiritualità’ e ciò che abbiamo chiamato ‘lavoro del regno’. Vanno insieme, perché insieme anticipano quel tempo in cui la terra sarà piena della gloria di Dio come le acque coprono il mare.

Al momento la saggezza del mondo non vede questo, e la nostra stolta saggezza deve metterla in crisi. Il compito di articolare ed esporre la visione cristiana del mondo rimane centrale per la nostra chiamata. Al momento i politici e gli economisti esercitano il potere in un modo particolare, e la nostra debole forza deve farli vergognare. Il compito di vivere insieme, e di testimoniare al mondo, un diverso tipo di potere e di gloria rimane centrale per la nostra chiamata. Al momento i grandi della terra non hanno idea di dove stia la vera grandezza, e la nostra umile nobiltà deve farli vergognare; il compito di vivere in un modo genuinamente controculturale (non semplicemente una versione cristiana di snobismo invertito!) rimane al centro della nostra chiamata.

Come la preghiera e la santità, la missione della chiesa cresce così direttamente dalla fresca saggezza di 1 Corinzi 1 e 2, annunciando e vivendo Cristo crocifisso, pietra d’inciampo e follia per gli altri, ma per noi Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Voi siete da Dio in Cristo; questa è la vostra gloria e il centro della vostra chiamata. Andate ai vostri compiti con gioia e semplicità di cuore. La nostra fede e la nostra vocazione, e in particolare la vocazione alla quale ora state dicendo Sì, non riposa nella sapienza umana, ma nella potenza di Dio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.