Commenti biblici

Mag 7, 2021
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Verses 1-19

Geremia 1:1-3. Parole di Geremia, figlio di Hilkia, dei sacerdoti che stavano ad Anathoth, nel paese di Beniamino; al quale la parola del Signore venne ai giorni di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, nel tredicesimo anno del suo regno. Essa venne anche ai giorni di Jehoiakim, figliuolo di Giosia, re di Giuda, alla fine dell’undicesimo anno di Zedekia, figliuolo di Giosia, re di Giuda, per la presa in cattività di Gerusalemme nel quinto mese.

Geremia era un giovane uomo quando fu chiamato all’ufficio profetico; e fu mandato da Dio, come giovane profeta, per aiutare il giovane re, Giosia. La sua vita pubblica, quindi, si aprì in qualche modo felicemente. Ma, dopo la morte di Giosia, sul trono si sedettero re malvagi, e fu la sorte dolorosa, e tuttavia per certi aspetti il privilegio scelto, di questo profeta piangente di essere mandato per incarico del suo Maestro, volta per volta, a un popolo disobbediente e dissennato, che gli procurava solo male mentre lui cercava il loro bene. Lo Spirito Santo, vedete, è attento ad annotare le date importanti nella storia dei servitori di Dio; e anche voi ed io dovremmo tenere un registro dei momenti in cui Dio ci mette all’opera, e quando ci dà una grazia speciale per il servizio a cui ci ha chiamati.

Geremia 1:4-6. Allora mi giunse la parola dell’Eterno, che diceva: “Prima di formarti nel ventre, io ti conoscevo; prima che tu uscissi dal seno materno, io ti ho santificato e ti ho ordinato profeta alle nazioni”. Allora dissi: “Ah, Signore Iddio, ecco, io non posso parlare, perché sono un bambino!

Egli era giovane, e quando dei giovani sono chiamati a essere ambasciatori di Dio, è giusto che sentano il peso della responsabilità che grava su di loro, e che siano consapevoli della loro mancanza di esperienza e della loro inadeguatezza all’opera. In questa coscienza di inadeguatezza, spesso si trova la prova della loro idoneità al compito affidato loro. Forse, dalla debolezza saranno resi forti; ma se non sentono la loro debolezza, non è probabile che gridino a Dio per chiedere aiuto, o che lo ricevano da lui. “Ah, Signore Dio!”, disse il giovane Geremia, “ecco, io non posso parlare, perché sono un bambino”

Geremia 1:7. Ma l’Eterno mi disse: “Non dire che sono un bambino, perché tu andrai in tutto ciò che ti manderò, e parlerai di tutto ciò che ti ordinerò”.

Ora, anche un bambino può spesso dire tutto ciò che gli è stato detto; ripetere ciò che gli viene detto di dire, non è al di là delle sue capacità; e, dopo tutto, questo è il lavoro principale di un ministro cristiano. Qualcuno dice: “Vogliamo dei pensatori”. Sì, è vero; ma vogliamo uomini i cui pensieri siano subordinati ai pensieri di Dio, ministri che non vengano a pronunciare i propri pensieri, ma a consegnare il messaggio del loro Maestro, a dire a noi ciò che egli ha detto a loro. Questo sermone è solo quello che lei pensa, signore? Allora, cosa mi importa di quello che pensa? Che cos’è per me, più di quello che io penso può essere per voi. Se però lei può venire da me e dire: “Così dice il Signore”, io darò diligente ascolto al suo messaggio, e sono tenuto a riceverlo; ma guai a quel ministro la cui parola sarà diversa da questa!

Geremia 1:8. Non temere le loro facce, perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno.

Quando un re manda un ambasciatore a una corte straniera, di solito non può andare con lui; ma l’ambasciatore di Dio ha sempre il suo Re con sé. Oh, che coraggio dovrebbe avere con un tale compagno!

Geremia 1:9. Allora il Signore stese la sua mano e mi toccò la bocca.

Per voi giovani fratelli che dovete essere predicatori del vangelo, non posso desiderare niente di meglio che il Signore possa toccare la vostra bocca in questo modo. Nei vecchi tempi che alcuni di noi ricordano, gli uomini pii pregavano che lo Spirito Santo fosse “bocca, materia e saggezza” per i predicatori della Parola. Non era affatto una cattiva preghiera, perché era una petizione che Egli desse ai suoi servitori la giusta materia, il giusto spirito e la giusta espressione, – che insegnasse loro come parlare, cosa dire e con quale spirito dirlo.

Geremia 1:9. Il Signore mi disse: “Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca”.

Questa è una vera immagine di un predicatore del vangelo mandato dallo Spirito, – un uomo che ha le parole di Dio nella sua bocca. Ho detto prima che il ministro non deve pronunciare i propri pensieri, ma qui vediamo che non deve nemmeno pronunciare le proprie parole. I pensieri di Dio sono meglio espressi nelle parole di Dio; e quanto più c’è della Scrittura nel nostro insegnamento, tanto più vero, più divino e più potente sarà.

Geremia 1:10. Vedi, io ti ho posto oggi sopra le nazioni e sopra i regni, per sradicare, abbattere, distruggere e buttare giù, per costruire e piantare.

Quale misterioso potere riposava su questo messaggero mandato da Dio! Il povero Geremia era spesso in prigione, spesso alla porta della morte, eppure era il padrone delle nazioni e dei regni, e il Signore gli dava l’autorità di sradicarli o di piantarli, di buttarli giù o di costruirli. Quale meraviglioso potere Dio dà a coloro che predicano fedelmente la sua Parola! Bene potrebbe dire Maria Regina di Scozia che aveva più paura della predicazione di John Knox che di tutti gli eserciti che venivano contro di lei.

Geremia 1:11-14. Inoltre la parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo: “Geremia, che cosa vedi? E io dissi: “Vedo una verga di mandorlo”. Allora l’Eterno mi disse: “Hai visto bene, perché io affretterò la mia parola per eseguirla”. E la parola dell’Eterno mi venne una seconda volta, dicendo: “Che cosa vedi? E io dissi: “Vedo una pentola che ribolle, e la sua faccia è rivolta verso il settentrione”. Allora l’Eterno mi disse: “Dal settentrione si scatenerà un male su tutti gli abitanti del paese”.

I Caldei e i Babilonesi erano come un grande calderone, che bolliva e ribolliva, emettendo fumo e vapore sulle nazioni, e pronti a scottare Gerusalemme fino alla sua distruzione.

Geremia 1:15-16. Poiché, ecco, io chiamerò tutte le famiglie dei regni del nord, dice l’Eterno, ed esse verranno, e porranno tutti il loro trono all’entrata delle porte di Gerusalemme, e contro tutte le sue mura intorno, e contro tutte le città di Giuda. Ed io pronuncerò i miei giudizi contro di loro per tutta la loro malvagità, che mi hanno abbandonato e hanno bruciato incenso ad altri dèi e hanno adorato le opere delle loro mani.

Dio dice a Geremia che stava per distruggere Gerusalemme a causa del peccato del popolo. Egli non doveva solo predire la loro rovina, ma doveva anche dirne la ragione, – che era il risultato del loro peccato, e specialmente del peccato di idolatria, a cui l’umanità è sempre estremamente incline. È molto difficile mantenere gli uomini alla pura adorazione spirituale, l’adorazione del Dio invisibile in spirito e verità. Essi si allontanano, se possono, verso una forma esteriore o un’altra. Prenderanno il pane stesso della comunione e lo adoreranno; o l’immagine del Salvatore sanguinante e ne faranno un idolo. In un modo o nell’altro, avranno qualcosa di visibile, o tangibile, come oggetto della loro adorazione. Gli uomini cadranno nell’idolatria di un tipo o di un altro anche ai giorni nostri; e questa è un’offesa provocata da Dio, dalla quale il Signore, nella sua misericordia, possa graziosamente preservarci tutti perfettamente puliti!

Geremia 1:17. Perciò ti cingi i fianchi, –

“Hai un duro compito davanti a te, Geremia, un duro lavoro di vita tagliato per te; ‘perciò cingiti i fianchi,’ ” –

Geremia 1:17. E alzati, –

“Non ci deve essere nessuna attesa, nessun ozio: ‘Alzati,'” –

Geremia 1:17. E di’ loro tutto quello che ti comando:

“Non tagliarlo affatto, né ridurlo, né omettere parti sgradevoli; ma ‘parla loro tutto quello che ti comando'”

Geremia 1:17. Non ti sgomentare davanti alle loro facce, perché io non ti confonda davanti a loro.

Dovremmo avere così paura di Dio da non aver paura di nessun altro. “Temetelo, santi, e allora non avrete più nulla da temere”. Mandate tutte le vostre paure in cielo, e lì lasciate che si fermino.

Geremia 1:18-19. Poiché, ecco, io ti ho fatto oggi una città difesa, una colonna di ferro e mura di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda, contro i suoi principi, contro i suoi sacerdoti e contro il popolo del paese. Essi combatteranno contro di te, ma non prevarranno contro di te, perché io sono con te, dice l’Eterno, per liberarti.

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